REVIEW PARTY - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - "Tu, il mio oceano" di Benedetta Cipriano

Titolo: Tu, il mio oceano
Autrice: Benedetta Cipriano
Editore: Self publishing
Genere: Contemporary romance
Data di uscita: 28 Maggio 2019
Prezzo ebook: € 2,99
Prezzo cartaceo: € 14,40
Pagine: 347
Serie: Spin-off autoconclusivo


ORDER

Savannah

Nei miei occhi c’è il riflesso sbiadito di una lacrima distrutta, ma lui riesce a vederci sconfinati prati verdi.
Il mio cuore è deteriorato dall’unica ferita che, ancora sanguinante, mi ricorda il primo pianto nel quale sono affogata. Lui, però, con il suo sguardo più nero di una notte senza stelle, assorbe il mio dolore, lo anestetizza e lo porta via con sé. 
La maschera dietro la quale nascondo le mie ferite mi permette di sorridere, ma nei miei sogni si cela un desiderio di rinascita.
Sogno di perdermi nel vento, sogno di scappare via, lontana dai ricordi, lontana da me stessa.
Lui mi abbraccia fino a sfiorarmi l’anima: i suoi sono abbracci senza parole, gesti muti, silenziosi, nei quali riesco a scorgere il riflesso invisibile del suo tormento.
Non ho idea di cosa lo distrugga.
Non ho idea di quale sia il dolore che porta nel petto, ma so che insieme condividiamo una ferita.
Le nostre ferite sono impercettibili a occhio nudo, ma sono ciò che ci unisce.
Lui si chiama Dante e no, non è il mio uomo, ma è l’unico in grado di mettere insieme i pezzi del mio cuore.
La sua anima è cupa, esattamente quanto lo sono i suoi occhi neri. 
Vorrei stringerlo forte a me fino a toccare il peso che porta dentro, ma non posso farlo: quell’anima è stata già donata a qualcuno, e quel qualcuno non sono io. 
Quel qualcuno è l’oceano.

Dante

Non chiedermi chi sono. Potrei dirti che sono un surfista, che l’oceano è il mio posto sicuro e che tra le onde lascio andare parte di me stesso.
Potrei raccontarti della scintilla che si accende in me quando mi ritrovo a vincere contro quello stesso oceano, a domare le sue onde come se fossi l’unico in grado di tenere a bada quell’immensa distesa d’acqua.
Potrei raccontarti tutto questo, ma sono sicuro che non scopriresti altro.
Nei miei ricordi ci sono le note spezzate di un violoncello e un senso di colpa con il quale lotto ogni giorno.
Nel mio presente c’è lei, con i suoi occhi immensi, verdi e distrutti.
Con la sua ironia, dietro la quale cela le sue ferite.
Il suo profumo è intenso e delicato, quanto quello delle fresie.
I suoi capelli sono scuri più del cioccolato e i suoi sorrisi sono timidi, impauriti, appena accennati, nascosti.
Ma io l’ho sentita ridere. Ho visto la luce nel suo sguardo diradare la foschia dalla quale è perennemente avvolto.
Ho scorto la bellezza del suo cuore distrutto e me ne sono impossessato.
Lei però non è mia e non lo sarà mai.
C’è solo un posto a cui appartengo e a cui concedo tutto me stesso, e quel posto è il mio oceano.

NOTA DELL’AUTRICE:
ROMANZO AUTOCONCLUSIVO.
Spin-off del romanzo “La luna nell’oceano”. I romanzi possono essere letti separatamente.
Sono una lettrice compulsiva. Il mio mondo è fatto di carta e inchiostro, credo nelle favole e spero sempre nel lieto fine. La scrittura mi permette di volare con la fantasia, mi bastano una penna e un foglio per ritrovarmi in un posto lontanissimo, magari con uno zaino in spalla, riscaldata dal sole caldo della California, pronta ad affrontare un’avventura on the road. Sono una sognatrice ma, dato che detesto che il sogno abbia fine, quando apro gli occhi scrivo, immagino, creo un mondo perfetto del quale potermi innamorare, abbandonando per qualche attimo la realtà.

Facebook @benedettaciprianowriter
E-Mail philosophia2014@libero.it
Instagram Philosophia2014

Buongiorno Chiacchierine, sono qui con voi per parlarvi di Tu, il mio oceano, il nuovo romanzo di Benedetta Cipriano, spin-off di La luna nell’oceano, ma che confermo può essere letto senza aver letto il primo romanzo.
Tu, il mio oceano è dedicato a due personaggi secondari che ho amato moltissimo in La luna nell’oceano: Savannah Butler e Dante D’Amario.
Entrambi con un passato tormentato alle spalle, entrambi convinti di non poter condividere la propria vita con nessuno.

“A volte il passato è un piccolo delinquente bastardo che sei riuscito a seminare in sella alla tua moto, ma che ti raggiunge, urta la ruota posteriore e ti sbatte con il culo per terra. Il passato è l’onda anomala sul mare piatto. Ti prende alla sprovvista. Ritorna.”

Il presente sembra un tempo indefinito, sfumato e inafferrabile come i sentimenti che provano l’uno per l’altra. È tutto così astratto e privo di consistenza da non poter essere vero e, sia Savannah che Dante, si convincono che tra loro non potrebbe esserci altro che una semplice amicizia. Sono stati insieme, hanno fatto sesso, ma tra loro non potrebbe esserci nulla di più. Perciò si convincono di essere dei semplici amici, che si aiutano nel momento del bisogno, ma nulla di più.

“Savannah è un mondo troppo bello per essere contaminato dal mio.”

Dante ha paura di distruggerla, proprio come ha fatto con Donna, la ex moglie.
Savannah ha paura di mostrargli i suoi incubi, i suoi segreti più oscuri e chiude gli occhi davanti a ciò che prova per lui, proprio come faceva con Byron nelle notti che entrava di nascosto nella sua cameretta.
Entrambi hanno dei segreti, ed entrambi hanno troppo paura per svelarli, lasciarli andare e dimenticare.
Savannah vede il tormento negli occhi di Dante, lo percepisce ogni volta che i loro sguardi si incrociano.

“Il filo spinato invalicabile.
La strada scoscesa.
La pioggia battente.
La notte cupa.
È tutto rinchiuso nel suo sguardo.
È sempre lì.”

E ha paura di quello che potrebbe succedere se solo decidessero di fare il passo più lungo. Perché, dopotutto, Dante non fa altro che chiamarla amica, lei non è altro che questo ai suoi occhi, ma il ragazzo non la pensa proprio allo stesso modo.

“Tu sei come il vento che mi solleva quando sono esausto. E tu sei come l’onda pronta a travolgermi.”

Nonostante cerchino di starsi alla larga, i due non fanno che cercarsi e trovarsi. Nel momento del bisogno corrono l’uno dall’altra e si sostengono, si vogliono bene e si stanno vicini.
Ce la mettono davvero tutta a reprimere ciò che provano, ma l’amore è un tranello e non è poi così difficile cascarci con tutte le scarpe.

“Ero ubriaco dei suoi baci, esattamente quanto lo sono delle mie onde in estate, sulla mia tavola, mentre osservo la loro cresta bianca.”

La passione tra Dante e Savannah esploderà proprio come una bomba, ma nessuno dei due sembra essere pronto a confessare i propri peccati, troppo difficili da lasciare andare, da dire ad alta voce.
Il senso di colpa di Dante e la vergogna di Savannah saranno un enorme ostacolo da superare per entrambi. Si vedranno messi alle strette, abbandonati a se stessi senza capire che cosa stia realmente accadendo. Che cosa sia giusto e sbagliato.

“Siamo l’errore più grande, ma siamo anche la decisione più giusta. Giusta come la mia bocca sulla sua.”

In questo libro ho trovato davvero tantissime emozioni. Dal senso di colpa di Dante, alla paura di Savannah di ripiombare nel buio della sua cameretta.
Per non parlare degli argomenti trattati da Benedetta: il bullismo, la violenza, la dipendenza e il tradimento. Tutti temi molto difficili da trattare, delicati e insidiosi, che è facile cascare nell’errore. Ma l’autrice è stata in grado di affrontarli in maniera impeccabile. Li ha approfonditi e non buttati lì come sfondo.
Dante e Savannah sono una forza della natura, lui amante dell’oceano e delle onde, lei dei fiori e delle loro sfumature. Sono la loro valvola di sfogo e si rifugiano lì quando hanno paura.

“«Allora, dove la porto, signorina?».Portami dove i tuoi abbracci non si esauriscono e il tuo sguardo rimane complice come adesso. Portami a ballare, lontana da tutto, lontana dal mondo. Portami dove il tuo cuore batte senza sbagliare i tempi, inseguendo, instancabile, lo stesso ritmo del mio.”

Non mancherà la presenza di nonna Rida, che ritornerà più in gamba e agguerrita che con Lua, sarà una colonna portante nella vita di Savannah da quando la migliore amica si è trasferita a New York con il suo bel surfista sexy. E sarà proprio la nonna a far ragionare i due testardi e fargli capire che forse sono qualcosa di più che amici.
Così come Matias e Yasmine, presenze costanti nella vita di Savannah.
Dalla parte di Dante, invece, non c’era nessuno. Questo mi è dispiaciuto perché si è ritrovato da solo, senza uno zio e un migliore amico pronto a sostenerlo, ma forse è proprio questo che voleva l’autrice.
Mi è anche dispiaciuto non vedere più Lua e Maverick, nonostante un libro dedicato a loro, mi sarebbe piaciuto incontrarli di nuovo in questo spin-off.
Ma nel complesso è stata una bella lettura. In alcuni punti certe riflessioni dei protagonisti sono state un po’ troppo ridondanti, mi è capitato di perdermi un attimo nel discorso e non sapere più da dove si era partiti, ma solo alcune volte.
La scrittura di Benedetta è molto introspettiva e si trovano più pensieri dei personaggi che dialoghi nei suoi scritti, ma fa parte del suo stile e non lo reputo una mancanza di revisione.
Anzi, penso sia stata fatta una buona revisione perché di errori non ne ho trovati e le pagine non erano poche.
Come ogni romanzo di questa autrice le emozioni fanno da padrone, anche se rispetto a La luna nell’oceano ho sentito una mancanza. Probabilmente sarà stato un mio problema, ma la lacrimuccia ha faticato a scendere rispetto al primo romanzo. Nonostante ciò mi sono emozionata con Savannah, percepivo i suoi timori e il senso di inadeguatezza che provava da ragazzina. L’ho fatto mio e vuol dir tanto.
Così come il senso di colpa di Dante, il suo voler correre da lei per rimediare, per provare a sistemare le cose, per redimersi e farsi perdonare.
Mi sento di consigliare questo romanzo a chiunque abbia letto La luna nell’oceano, ma anche a chi non l’ha fatto perché Savannah e Dante hanno molto da raccontarvi e meritano di essere letti.

“E poi ho scritto quel romanzo e l’ho dedicato “a chi ha ricucito le proprie ferite e a chi sta ancora sanguinando”.
L’ho scritto per ogni ragazza distrutta, ferita, abusata. L’ho scritto per quella bambina che piange in silenzio credendo che parlarne sia sbagliato.L’ho scritto per condividere il mio dolore con il mondo e per ricordare alla bambina che è in me che non è più il momento di chiudere le palpebre, ma di gridare, gridare forte.”
Buona lettura!



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