#LoSapeviChe13 (Andretta Baldanza, Laura Pellegrini e Zoe Blac)


Andretta Baldanza
Curiosità ce ne sono diverse trattandosi di un popolo molto presente nell'immaginario comune ma abbastanza poco conosciuto. A esempio, non è vero che i vichinghi portassero elmi a con le corna, non necessariamente bruciavano i loro morti sulla pira, e le loro spade erano molto più simili al gladio romano che allo spadone a due mani medievale con il quale mediamente ce li immaginiamo. Non conoscevano o conoscevano poco la scrittura, e quella poca normalmente era destinata agli uffici sacri e di uso quasi esclusivo dei sacerdoti. Il rito dei matrimoni era molto complicato e prevedeva una serie di accordi tra le due famiglie che potevano prendere anche molto tempo. Una volta stabiliti gli accordi economici e la dote, doveva passare un tempo ben determinato perché le nozze vere e proprie potessero celebrarsi. Durante le nozze veniva sacrificato un piccolo animale a Thor, perché vegliasse sulla coppia, ma a volte l'animale veniva soltanto consacrato poi mantenuto in vita dai due sposi.
Ma la curiosità più carina riguarda la Luna di Miele.
Dopo le nozze gli sposi vichinghi non partivano certo per un viaggio! Restavano anzi in casa, a bere grandi quantità di idromele (liquore che nasce dalla fermentazione del miele) l'uno dalla coppa dell'altro. Questa usanza aveva lo scopo sia di stimolare la fertilità (una delle caratteristiche attribuite al miele) sia quella di facilitare l'intimità dagli sposi (imboccandosi e facendo bere l'altro dalla propria coppa). Questa usanza andava avanti per tutto il primo mese dopo il matrimonio, ovvero per una luna. Da qui, la Luna di Miele.
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Laura Pellegrini
L'aneddoto è su Prima che faccia buio. Ero a metà stesura ma la storia, non so perché non mi convinceva. Ero convinta che non avrebbe funzionato, così un giorno ero sul punto di cestinare il file e dedicarmi ad altro, quando una mia amica, in chat, seppe che la protagonista femminile era una dottoressa. Le dissi che la storia non aveva speranze e che l'avrei buttato, lei invece mi chiese di leggerlo. Così le mandai il file, certa che avrebbe avuto la mia stessa opinione, invece non fu così. E' solo grazie a lei se Prima che faccia buio ha visto la luce.
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Zoe Blac
La sera che riuscii finalmente a caricare il mio prima file su Amazon, contenente il romanzo Claustrofobia, capitó uno spiacevole disguido. Erano giorni pieni di contraddizioni per me, che ero alla mia prima pubblicazione.
A volte non riuscivo a chiudere occhio per l’eccitazione, in altre occasioni invece, l’ansia e l’insicurezza mi bloccavano, riportando a galla forti dubbi su ciò che mi apprestavo a fare.
Quella notte di ottobre, esattamente due anni fa, caricai il mio file pronto per essere disponibile al pre-order. Non era il file definitivo, ma avrei avuto modo di sostituirlo senza problemi nei giorni successivi, poiché la data di pubblicazione era fissata il 31/10. Ovviamente, il file pieno di orrori ortografici, correzioni e innumerevoli sviste, venne invece  immediatamente reso disponibile e messo in vendita. Non appena venni avvisata con una mail, il giorno dopo, pensai seriamente di sparire dalla faccia del pianeta!
La ragazza che mi seguí nel processo, dopo diverse mail di scuse, tentò di bloccare la vendita e mi suggerì di annullare l’intera operazione ricominciando tutto daccapo.
Mi rifiutai categoricamente di farlo e nelle successive 24 ore rilessi le mie 600 pagine di romanzo, con la speranza di correggere tutto ciò che  andava sistemato.
Al termine dell’estenuante processo, durante il quale mi privai di tutti i bisogni primari, dandomi malata al lavoro, sostituì il file che era notte fonda e poi mi gettai distrutta nel letto.
La tensione accumulata mi impedì di addormentarmi e mi venne anche una crisi di pianto, che sveglió il mio compagno, il quale tentò in tutti i modi di aiutarmi a “rilassare il corpo”. 😉
Ammetto che i risultati furono sorprendenti, lentamente mi riappropriai della gioia gustandomi il  traguardo raggiunto e ciò che restava della nottata, l’ultima che avrei trascorso col mio uomo in quel mese.
Meno di tre settimane dopo scoprii che quanto era avvenuto quella fatidica notte avrebbe cambiato per sempre il corso della mia vita. Claustrofobia non era certo un capolavoro, ma io aspettavo il mio primo figlio, lui lo sarebbe diventato senza dubbio!
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