RECENSIONE "Lentamente" di Veronike Jane

TITOLO: Lentamente
AUTORE: Veronike Jane
EDITORE: Self publishing
GENERE: Narrativa
LUNGHEZZA: 169 Pagine
FORMATO: ebook / Cartaceo
PREZZO: € 3.99 / € 8.99
DATA DI USCITA: 14 Novembre 2017


Il romanzo, ambientato principalmente in un quartiere degradato della “Vecchia Sicilia”, ripercorre le vicende familiari della protagonista che narrando in soggettiva ti accompagna a braccetto nel suo percorso.
Un racconto cruento, surreale, violento, ai confini con la realtà, dove il contatto con quel vissuto non può non scuoterti.
Una narrativa efficace e diretta che arriva a segno: un pulp realistico come di chi ha toccato con mano certe aberrazioni e le svela denunciandole al mondo.
Vanessa Morelli, ultima di quattro figli, per uno strano disegno del destino, nasce e vive fino all'adolescenza in una famiglia che, a causa di stretti legami parenterali materni, è legata ad uno dei più grandi Boss della malavita organizzata Siciliana mai esistiti.
La prima sezione del libro, con una descrizione accurata dei luoghi e dei personaggi, cala il lettore in quella realtà.
Una volta entrato in scena, la trama assume toni drammatici a tratti profondamente struggenti. Ma non per tutti il destino è una linea dritta, uguale ed ineluttabile fino alla fine.
“...perché nessuna cicatrice può fermarmi bensì guidarmi, perché il mio vero io è un bagaglio che porto nel cuore...”



Salve, mi chiamo Veronike Jane, sono nata a Catania nel 1980, vivo da anni a Roma.
Per volere di madre ho frequentato l'Istituto Alberghiero sezione Ricevimento, contestualmente, negli stessi anni delle superiori ho seguito due corsi semestrali regionali di Decorazione Pittorica e Disegno dal Vivo.
Nel 2006 per circostanze fortuite ho avuto il piacere di conoscere il filosofo, poeta e letterato, Valeriano Massimi (purtroppo già malato), che a suo modo mi ha spronata a concludere i miei manoscritti.
Oggi sono mamma a tempo pieno, continuo a scrivere, viaggio appena posso per non chiudermi nelle ripetizioni e prendere ispirazione dal mondo, ho trasferito le mie conoscenze di decorazione pittorica nel cake design.
Di recente, dopo nove anni di revisioni, ho pubblicato il mio primo libro “Lentamente” (14 novembre 2017), in attesa di pubblicare gli altri inediti.
Collaboro da pochissimo con la rivista letteraria Pomezia Notizie.
Uso uno pseudonimo perché mi piace raccontare storie vicine al vissuto, esperienze di vita che se non sempre direttamente le mie, sono comunque di amici o amiche che mi sono stati o mi sono tutt'ora vicini. Tengo dunque a mantenere il “segreto professionale” e anche un certo mistero che mi contraddistingue, pertanto informazioni troppo dettagliate che possano ricondurre alle persone che tutela non amo darle.



Buongiorno, lettori!
Quest’oggi vi parlo di un libro intenso, a tratti struggente. Una lettura che, a mio avviso, non è consigliabile a tutti, ma di certo a tutti avrebbe qualcosa da trasmettere… Andiamo, però, per ordine.
La storia inizia con un ricordo di Vanessa, quello di quando lei e la sua famiglia si trasferirono nella periferia industriale di Agrigento, là dove gli unici suoni che accompagnavano le sue giornate erano

“metallici echi di freddi e ferrosi macchinari industriali e clacson di camion carichi chissà di quali oggetti o di quali corpi, che sfrecciavano pesanti lungo le polverose strade incatramate.”

Subito dopo però, senza uno schema e capitolo dopo capitolo, l’autrice introduce uno o più personaggi della famiglia, mettendoci al corrente di vicende che, in differenti periodi, li hanno coinvolti. Così, dunque, conosciamo il padre Vittorio, uomo dall’infanzia sfortunata, determinato a costruire una fortuna solida per sé e per la propria famiglia fuori dalla Sicilia degli anni settanta, salvo poi esserne risucchiato a causa di varie ragioni. Tocca poi alla madre, la cui storia familiare fa attorcigliare le budella: un padre ignorante e pedofilo, una moglie che subisce in silenzio e due figli maschi che ne ereditano le tare comportamentali. Insomma, l’opposto della famiglia modello.
La cronaca procede con la narrazione di abusi, vizi, pettegolezzi e di tutte le malefatte, più o meno private, causate dai vari componenti del grande clan, che vive di apparenze e copre le proprie colpe con una omertà tipica di quegli anni e di quei luoghi.
La violenza, perpetrata ai danni dei consanguinei o degli estranei, è costante. Lo zio Gaetano, poi, legato alla mafia, è quello che assume il ruolo principale nella vicenda, invischiando nei suoi affari loschi anche Vittorio e facendogli, alla fine, perdere ogni cosa. Debiti e vicende giudiziarie condanneranno Vanessa a patire prima un’infanzia solitaria e difficile, poi un’adolescenza in fuga, protetta dallo Stato ma comunque consapevole di non poter essere se stessa fino in fondo.

Considerazioni


La storia e il profondo realismo di cui è pregna coinvolgono il lettore sin dalle prime righe. Basta l’estratto che ho citato poco prima per farvene comprendere il tono, spesso amaro e mai favoleggiante. La cronaca familiare è veritiera, ma mai cruda, perché l’autrice ha la sensibilità di sorvolare sui fatti più truci, riportando l’attenzione sulla morbosità dei rapporti e sull’omertà che fa di tutti loro una famiglia altamente disfunzionale.
Mentirei, però, se dicessi che sia stata una lettura piacevole. Nonostante i nove anni di editing da parte dell’autrice, è evidente come questo romanzo necessiti di una revisione totale, linguistica e contenutistica. Infatti, nonostante il linguaggio ricercato e preciso, di una bellezza quasi ipnotica, l’autrice tende a creare periodi di 10, 15 righi, mischiando più concetti e facendo facilmente perdere il filo del discorso. Ci sono alcuni errori (per esempio, infondo anziché in fondo) e il generale affaticamento che la trama in sé produce dal punto di vista contenutistico non è mai alleviato dalla prosa, a volte fin troppo leziosa.
In pratica, molti bei paroloni, usati benissimo, ma si fatica a stare dietro ai concetti.
Un altro punto a sfavore è la mancanza di consequenzialità nella trama. I continui salti temporali a volte fanno perdere il filo e questo, purtroppo, perché non si tratta di una vicenda unica, che parta da un preciso momento e giunga ad una conclusione netta. Il romanzo è, essenzialmente, una descrizione dei parenti e delle loro miserabili esistenze, intervallata con costanza dalle amare riflessioni del personaggio Vanessa.
Riguardo lei, a proposito di balzi temporali, prima la ritroviamo bambina, poi del tutto assente (negli anni vissuti dalla famiglia al nord). Bisogna aspettare il capitolo 8 per riprendere la sua storia personale, dalle elementari in avanti, ma è come se l’egoismo e l’ignoranza di chi ha accanto ne abbia, in qualche maniera, contaminato l’innocenza, rendendo anche lei un personaggio controverso, con il quale si fa davvero fatica a entrare in empatia. Solo nelle ultime pagine Vanessa assume i contorni di una figura individuale, ma è troppo poco e troppo tardi. Il finale, infatti, sembra sia stato troncato e il messaggio ultimo di speranza, onestamente, non è così gioioso come avevo continuato a ipotizzare.
Una lettura, per concludere, impegnativa, che vi farà immergere in un clima di paure e di ingiustizie, rendendovi partecipi delle sfortune di una ragazza, il cui unico sogno era quello di sentirsi amata.
Buona lettura!


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