RECENSIONE IN ANTEPRIMA de "Il giardino delle farfalle" di Dot Hutchison

Titolo: Il giardino delle farfalle
Autore: Dot Hutchison
Editore: Newton Compton
Genere: Thriller
Formato: ebook / Cartaceo
Prezzo:    2,99 € / 8,42 €
Data pubblicazione: 15 Giugno 2017
Personaggi: Maya
Serie: The collector
Pagine: 320

Sinistro come Il silenzio degli innocenti
Accattivante come Il collezionista di ossa
Un grande thriller

«Inquietante!»
«Indimenticabile!»
«Intelligente!»


Vicino a una villa isolata c’è un bellissimo giardino dove è possibile trovare fiori lussureggianti, alberi che regalano un’ombra gentile e... una collezione di preziose “farfalle”: giovani donne rapite e tatuate in modo da farle assomigliare a dei veri lepidotteri. A guardia di questo posto da brividi c’è il Giardiniere, un uomo contorto, ossessionato dalla cattura e dalla conservazione dei suoi esemplari unici. Quando il giardino viene scoperto dalla polizia, una delle sopravvissute viene portata via per essere interrogata. Gli agenti dell’FBI Victor Hanoverian e Brandon Eddison hanno il compito di mettere insieme i pezzi di uno dei più complicati rompicapo della loro carriera. La ragazza, che si fa chiamare Maya, è ancora sotto shock e la sua testimonianza è ricca di episodi sconvolgenti al limite del credibile. Torture, ogni forma di crudeltà e privazione sembravano essere all’ordine del giorno in quella serra degli orrori, ma nella deposizione della giovane donna, che ha delle ali di farfalla tatuate sulla schiena, non mancano buchi e reticenze... Più Maya va avanti con il suo terrificante racconto, più Victor e Brandon si chiedono chi o cosa la ragazza stia cercando di nascondere...

Il thriller più terrificante dell’anno
Tra Il silenzio degli innocenti e Il collezionista di ossa

I suoi (terrorizzati) lettori hanno scritto:
«Una storia agghiacciante e impossibile da mettere giù. Erano anni che un libro non mi toccava così nel profondo, fino a farmi tremare mentre lo leggevo. Brrrr.»

«Dopo aver letto la prima pagina ho capito che non avrei potuto più fermarmi. Inquietante, intelligente, indimenticabile.»

«Ho divorato il libro in una notte di puro terrore e totale divertimento, arrivando in ufficio la mattina dopo con profonde occhiaie e gratitudine per chi me lo aveva consigliato. Imperdibile.»




Dot Hutchison
È l’autrice di A Wounded Name, un romanzo ispirato all’Amleto di Shakespeare. Il thriller Il giardino delle farfalle è stato un successo straordinario per settimane in vetta alle classifiche di Amazon.


Buona sera, oggi vi parlo de “Il giardino delle farfalle” di Dot Hutchison, un thriller edito Newton Compton. Arrivo giusto un attimo in ritardo ma questo è un libro che va centellinato per dare il tempo alle emozioni di essere assorbite, non lo si può solo leggere.



Come avete visto nella sinossi la trama è molto intricata, come un buon thriller dev’essere, tanti i misteri e le cose da scoprire ma tenterò di ripercorrere i punti salienti senza spoilerarvi tutto.




Il personaggio principale è MAYA una ragazza particolare, non ha emozioni o meglio riesce a nasconderle fino ad apparire apatica verso tutto ciò che le succede. La sua più grande stranezza è l’incapacità di piangere, che soffra o sia arrabbiata i suoi occhi non versano una lacrima, questo la rende un rebus da svelare soprattutto visto gli avvenimenti che le accadranno. Insieme ad altre è vittima della fredda lucidità di un folle, la sua vita è sconvolta dall’incontro con quest'uomo e da lì dovrà affrontare l’inimmaginabile. Ragazze che all’apparenza non hanno nulla in comune si troveranno loro malgrado a condividere l’inferno, trovando il modo di sopravvivere in un “giardino” dove vengono tenute prigioniere.

I detective Victor Hanoverian e Brandon Eddison saranno i due agenti preposti alle indagini e all’interrogatorio di Maya, per capirne il coinvolgimento e ciò che sa. Il primo taciturno e riflessivo, il secondo sempre in movimento e pronto a ribattere.



Il libro inizia con Maya nella sala degli interrogatori, dove i due agenti si apprestano a farla parlare per raccogliere prove, fin qui tutto banale verrebbe da pensare. In realtà non è così, la ragazza si presenta subito come un osso duro, apatica nelle risposte e nelle reazioni, non risponde mai direttamente alle domande che le vengono poste ma tende a tergiversare, perdendo tempo o meglio prendendola alla larga. Le informazioni che dà sono centellinate e spesso vanno interpretate.

Victor l’agente “buono” è sposato e ha due figlie adolescenti, è abituato a trattare con giovani donne reticenti e imbastisce un tira e molla con l’interrogata. La osserva cogliendo le sfumature, ascolta le parole non dette e pone domande dettagliate. L’umanità che traspare dall’agente fa sì che Maya lo prenda in simpatia e in una sorta di balletto si stuzzicano, creando un effetto affondo e parata per dire senza rivelare e per cercare senza domandare. 
Brandon è più diretto, potrei definirlo l’agente “cattivo” per usare in interezza il clichè poliziesco. Lui perde la pazienza e si arrabbia, per risultato ottiene delle sopracciglia sollevate e qualche parolaccia. In questo caso è Maya a osservarlo e trarre le sue supposizioni, questo riporta il rapporto su un piano più gentile e umano. I due iniziano persino a piacersi caratterialmente.



I tre nell’ambito dell’interrogatorio instaurano una tregua che permetta a Maya di raccontare ciò che sa e che le è accaduto.  È così che evento dopo evento si delinea la follia del “Giardiniere”. Un uomo che per proprio diletto ha tenuto segregate delle ragazze, usandole per il proprio piacere e distorcendo la realtà così da farlo apparire un benefattore.

Oltre al periodo di segregazione, con la descrizioni degli abusi e delle privazioni a cui sono state sottoposte, Maya racconta parte della sua vita prima del rapimento. Non che questa sia stata rose e fiori, è come se la ragazza fosse nata sotto una cattiva stella, una famiglia assente, uno sfuggire a gente che voleva approfittarsi di lei. Una bambina che non è potuta essere una bambina, un’adolescente che è dovuta crescere troppo velocemente, una ragazza che troppo presto è dovuta diventare donna.
I racconti sono un susseguirsi di sensazioni in continuo mutamento; se il momento prima rido o sorrido per una battuta fatta dai tre, il momento dopo mi trovo trafitta da un buco allo stomaco e incapace di continuare a leggere. Orrore, incredulità, voglia di smettere la lettura vengono sostituiti dalla curiosità e dalla voglia di scoprire cosa è successo per arrivare in un determinato punto,  alla ricerca di quel dettaglio che potrebbe rivelarmi le prove per dissipare il mistero.
Sudato, sofferto e difficoltoso è così che arriva il finale, mi trovo in uno stato di incredulità ma con un sorriso. Non potevo volerlo diverso anche se ci sono giunta con qualche ammaccatura.



Considerazioni




Quando a Torino ho assistito alla presentazione di questo libro ne sono rimasta affascinata ma allo stesso tempo ero titubante. È stato paragonato al silenzio degli innocenti, libro e film che continuo a leggere e vedere, uno dei migliori thriller mai fatti a mio giudizio, questo mi ha messa un po’ in allarme: figurati se può eguagliarlo mi sono detta. Per mia fortuna non ho fatto scommesse o starei pagando lo scotto!




Dot Hutchison ha fatto un lavoro egregio, non la conoscevo e me ne dispiaccio. Pensando a questo libro mi viene in mente una metafora che per una aracnofoba come me è tutto dire.

Come un ragno laborioso l’autrice è riuscita a tessere la sua tela, pagina dopo pagina, riuscendo ad attrarmi nelle sue spire e una volta che mi ha avuta dove voleva ha iniziato a legarmi, racconto dopo racconto, facendomi sentire parte della storia. A un certo punto mi sono ritrovata nel giardino a vivere seppur indirettamente le emozioni delle “farfalle”, le torture e le privazioni mi hanno mozzato il fiato, il desiderio di rivalsa mi ha fatto battere forte il cuore, la sensazione di perdita mi ha trafitto con un dolore sordo.
Ragione e sentimenti lottavano in un susseguirsi di emozioni contrastanti.
Volevo sapere e indagare sull’accaduto, proprio come i due agenti, raccoglievo i miei indizi per trovare prove. Allo stesso tempo mi sentivo in sintonia con Maya e i suoi silenzi, quel bisogno di dire ma rispettando i propri tempi.



Il Giardiniere, che poi è il colpevole di tutto, ha un’aura di fascino nella sua follia riesce a far apparire tutto normale e giusto. Contrastanti anche le emozioni che ho verso di lui, sono consapevole che è un pazzo ma il suo indorare e preservare riesce quasi ad abbindolarmi, macabro per certi versi!




La struttura della trama è complessa, con Pov alternati, spazi temporali e addirittura cambi di narrazione; il tutto è fatto in modo tale da non creare confusione, anzi aiuta il passaggio da un ambientazione all’altra senza crear smarrimento. Come ho accennato anche il tempo di narrazione cambia e passa dalla terza persona, quando tutti sono coinvolti, a un racconto in prima persona quando Maya racconta i fatti o è uno dei due agenti a pensare. 

Il tutto è ben studiato e la lettura ne acquista da una parte scorrevolezza  e dall’altra è un valore aggiunto, perché risulta dinamica e in continua evoluzione. Anche la revisione è abbastanza buona, giusto un paio di dimenticanze ma sono dovuta andarle a cercare col lanternino.
Tanti i personaggi coinvolti e di ognuno viene fornito l'aspetto caratteriale e quello fisico.



Come avrete capito sono entusiasta di questo libro, un thriller non facile e che vale la pena leggere.

Un immersione totale nella follia della perversione, la ricerca disperata di una via d’uscita, la rassegnazione apparente del destino già segnato. Se cercate un libro che vi coinvolga completamente e sconvolga i confini classici del giusto e sbagliato questo è il libro che fa per voi.
Ne consiglio la lettura a tutti gli amanti del thriller, questo libro di sicuro vi darà i brividi e gli stimoli che un buon thriller deve dare.


Buona lettura!
Monica S.




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